Autore: Staff Kroplus
Sia che si percorra la Via Appia da Altamura verso Laterza, sia che si provenga dalla direzione opposta, il Casale di Iesce appare in tutta la sua massiccia mole, incassato in una piccola lama posta ai piedi di quella ruvida pietraia naturale chiamata Murgia Catena. Il suo sito, ricco di antiche vestigia e cospicui avanzi della via Appia, fu ricordato nel 1745 da Francesco Maria Pratilli, uno studioso che a piedi e a cavallo percorse l’intero tratto della “regina viarum” da Roma a Brindisi. Così scriveva: “In distanza di circa a miglia dodeci da Gravina si truova una nobil villa dei signori Mari di Altamura che Iesce vien chiamata, presso la quale chiare vestigia appariscono dell’antica selciata”.
La pietà degli antichi abitanti del Casale e dei suoi proprietari portarono alla creazione di un luogo di culto che nel XIV e nel XVII secolo fu arricchito da affreschi che testimoniano la religiosità di quella laboriosa comunità rurale, che aveva abitato quel luogo fin dal lontano IV secolo a.C.La zona di Iesce si trova a circa 10 Km. dalla città di Altamura, lungo la provinciale che unisce Altamura a Laterza, ai margini dell'antica via Appia che, provenendo da Gravina, attraversa in quel tratto il territorio altamurano. La zona corrisponde al luogo in cui in antico sorgeva il centro di Sublupatiacitato dall'Itinerario Antonino e dalla Tabula Peutingeriana. Era uno dei tanti vici abitati, sparsi intorno a quella collina sulla quale nel Medioevo sarebbe sorta Altamura. Non sono rimasti resti evidenti dell'antico abitato, ma le indagini archeologiche hanno portato al ritrovamento di numerosissimi frammenti ceramici e pesi datelaio, che testimoniano una presenza umana ed un'intensa attività svoltesi senza grandi interruzioni dal IV al II sec. a.C. e proseguita, anche se in tono minore, per tutto il Medioevo. Nelle immediate vicinanze sorgono tre necropoli che si collocano cronologicamente tra il V e il III secolo a.C. Ciò che colpisce il visitatore è la masseria. Di im-pianto massiccio in tufo, reso ancora più maestoso da arcate centrali a da possenti contrafforti, l'edificio è collocato perpendicolarmente all'Appia antica e alla strada che collega questa a Murgia Catena. Per questa sua posizione, l’angolo orientale della costruzione fu dotata di due garitte pensili, poste al primo piano. La costruzione rivela diverse fasi costruttive: il nucleo originario è costituito da un'aula centrale posta al piano terra sul quale fu sopraelevato alla fine delCinquecento il piano nobile. Nel Seicento venne realizzata l'ala orientale e, ancora successivamente, quella occidentale. Il piano terra si caratterizza per lo spessore dei muri e per la presenza di ambienti utilizzati a stalle, depositi, alloggi per i contadini. Al piano superiore si accede attraverso una scala. Qui tutti gli ambienti sono collegati tra loro e la loro funzione è facilmente riconoscibile. Notevoli per ampiezzasono la cucina, con un focolare sormontato da una grande cappa e la sala con volta a schifo lunettata e ornata dallo stemma della famiglia de Mari, proprietaria del casale nel XVII secolo. A pochi metri dalla masseria e a questa collegata da un cunicolo sotterraneo, si trova la cripta, che costituisce un elemento di continuità tra l'insediamento rupestre e le costruzioni sub divo. Di forma rozzamente rettangolare, presenta due insenature che svolgono la funzione di piccole cappelle laterali. La volta, piatta, è costituita dal masso tufaceo,mentre la parte anteriore è voltata a botte. Le pareti sono interamente affrescate. Si accede alla chiesa sotterranea tramite un largo dromos, che termina dinanzi alla facciata dalle linee semplici, sulla quale si trova il portale costituito da un intradosso ad arco a tutto sesto e da un estradosso adarco ogivale, al di sopra del quale vi sono un finestrino ed una nicchia, che un tempo ospitava una piccola statua dell'arcangelo Michele, ora situata su un lato della masseria. Due cicli di affreschi, realizzati in tempi diversi, ricoprono le pareti interne della cripta. Il primo conferma la sopravvivenza e l’attardarsi nella pittura rupestre pugliese del XIV-XV secolo delle forme dell’arte figurativa greca, ma anche influssi post-bizantini. Il secondo, di modesta fattura, celebrativo della vita di Cristo e della Vergine, testimonia la religiosità della piccola comunità rurale del luogo nel XVII secolo, ma anche gli echi di un classicismo di maniera che, accanto ad elementi cristiani, pone richiami mitologici legati a Febo, Latona e Minerva.
Per gentile concessione dell'ABMC di Altamura nella persona del Presidente prof. Giuseppe Pupillo.
Le ultime 5 immagini sono tratte da da "Insediamenti Rupestri di Altamura" Catalogo illustrato della mostra organizzata dal C.R.S.E.C. nel 1982.